La Psiconcologia è la disciplina che nasce intorno gli anni 50 negli Stati Uniti, ma solo nel corso dell’ultimo ventennio prende corpo come ambito di studio a sé. Solo intorno agli anni 80 sia all’estero che in Italia si inizia a diffondere i primi studi inerenti tale area, mentre il primo manuale di riferimento viene pubblicato nel 1989.
Tale disciplina si connette da un lato all’oncologia e dall’altra alla psicologia e psichiatria, analizzando in un ottica multidisciplinare due importanti dimensioni legate la cancro:
1) l’impatto psicologico e sociale della malattia sul paziente, la famiglia e l’equipe curante.
La persona che ha una diagnosi di cancro vive uno stato iniziale di spaesamento e non a caso il cancro viene considerato una malattia familiare, proprio perchè la diagnosi di tumore ad un membro della famiglia, determina inequivocabilmente nell’immaginario individuale e collettivo paure per la sofferenza fisica e psichica, angosce di morte ineluttabile accompagnata anche, spesso, da sensi di colpa e vergogna.
Il cancro ha da sempre evocato l’idea di un processo misterioso, divorante e contagioso, tale da lasciare intense impronte sull’aspetto emozionale, comportamentale della persona colpita, cosi come sulla qualità delle relazioni familiari e sociali.
2) ruolo dei fattori psicologici e comportamentali nella prevenzione, diagnosi, precoce e cura delle neoplasie.
La specificità della Psicooncologia consiste nel suo rivolgersi ad un paziente il cui disagio psicologico non dipende prima di tutto da un disturbo psicopatologico ma è generato dal trauma della malattia .
Quindi cerca di studiare e rispondere alla domanda: cosa succede alla psiche della persona quando il corpo si ammala?
Seppure la letteratura psico-oncologica è ricca di dati relativi alla prevalenza di ansia e depressione, successivi alla diagnosi di cancro, di certo la reazione alla scoperta di cancro è qualcosa di molto soggettivo e complesso che va oltre una valutazione clinica. Ogni medico o familiare che si trova ad interagire con un paziente oncologico deve comprendere tanti aspetti e sapersi avvicinare alla persona malata che di fronte la diagnosi di malattia è còlta da intense preoccupazioni e angosce legate al cancro.
In questa ottica si focalizza l’attenzione sulla persona che ha una malattia e non sulla malattia in sè, orientandosi verso una concezione olistica. Pertanto dal “prendere in cura” al “prendersi cura” della persona malata in tutte le sue dimensioni, in una prospettiva bio-psico-socio-relazionale.
Il mio intervento e quindi la presa in carico della persona malata inizia dalla diagnosi, alle cure terapeutiche, ai follow -up , supportando pertanto la stessa in tutto il percorso della malattia e aiutandola a ridefinire la propria vita, accettare parti del proprio corpo cambiate, a dare un senso a tutto quanto accaduto .
La richiesta di una consulenza psiconcologica può giungere dal medico oncologo, dal paziente direttamente, oppure dalla famiglia, principalmente dal caregiver, che richiede un supporto psicologico e anche psicoeducativo, chiedendo cosa fare, come comportarsi, come stare accanto la persona malata.
Inoltre, in qualità di Psico-oncologa dell’equipe multidisciplinare della Breast Unit istituita presso Area Vasta N.5 di San Benedetto del Tronto – Ascoli Piceno e operativa da Gennaio 2018, svolgo consulenza e successivo intervento psicoterapeutico, se necessita, per quelle donne con diagnosi di tumore al seno che all’osservazione dell’equipe, che ogni settimana si riunisce per discutere i singoli casi e nella quale partecipo regolarmente, necessita di una valutazione psiconcologica.